La Famiglia Bembo
     



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Federico Augusto Perini Bembo
 

La Famiglia Bembo

Accanto alla nobiltà feudale l’altro tipo di nobiltà che si forma con lo sviluppo delle città - appunto cittadina detta patriziato - trova il suo più fulgido esempio in quello veneziano. 
La nobiltà veneziana pertanto, nacque e si sviluppò con la città stessa, con un processo spontaneo per cui, all'inizio, furono considerate come patrizie le famiglie che per prime si impegnarono nella fondazione e nel governo del nuovo stato.
La famiglia Bembo della Serenissima Repubblica viene annoverata tra quelle di più antica nobiltà.
Le antichissime casate si distinsero in vari gruppi e le prime quattro, considerate fondatrici di Venezia, sono tradizionalmente chiamate “Evangeliste”:
Bembo, Bragadin, Corner, Giustinian, che risultano firmatarie dell’atto di fondazione del monastero di San Giorgio Maggiore nel 725.
Seguono le dodici famiglie “Apostoliche”: Contarini, Badoer, Sanudo, Memmo, Morosini, Dandolo, Falier, Michiel, Gradenigo, Tiepolo, Polani e Barozzi.
Seguono infine le otto famiglie: Salamoi, Zen, Zorzi, Soranzo, Dolfin, Baseggio, Querini e Zane.
Tutte insieme le 24 famiglie “Tribunizie” ci fanno risalire ai Tribuni venetici che, secondo la tradizione, avrebbero eletto ad Eraclea, nel 697, il primo Doge della grande repubblica, Paoluccio Anafesto.
La tradizione vuole la famiglia Bembo originaria di Bologna.
Gia’ presente in seno al Maggior Consiglio prima della serrata del 1297, dette alla Serenissima un Doge: Giovanni, nel 1615.
Membri illustri videro impegnata la Famiglia in gesta eroiche, rifulgere per virtu’ umanistiche e singolari meriti culturali.
L'esistenza di una vera e propria aristocrazia nel senso anche politico di dominio di poche famiglie fu sancita dalle riforme del doge Pietro Gradenigo (1298-1311) che, con la "Serrata del Maggior Consiglio" definì i limiti del patriziato considerando come facenti parte di tale classe le sole famiglie che in quel momento erano presenti con propri membri nel supremo organo della Repubblica. (Accadde , in qualche caso, che, della stessa famiglia, un ramo fosse considerato patrizio e l'altro solo cittadino).
Da allora in poi ai soli discendenti maschi di tali persone furono riservate le maggiori cariche statali, lo status di "Patrizio Veneto", l'accesso al Maggior Consiglio e la possibilità di giungere a cingere l'ambita berretta dogale, aspirazione possibile per ogni patrizio delle più antiche o ricche famiglie.
Fu, però, un'aristocrazia "aperta" nel senso che rimase possibile l'inserimento di famiglie nuove che portavano sangue nuovo e nuove energie e ricchezze al vecchio patriziato anche se il gruppo delle 24 vecchie famiglie volle distinguersi dal resto del patriziato e tenere in diversa considerazione le famiglie "nuove" (quelle ammesse al patriziato con la serrata o poco più tardi) e quelle "nuovissime" (le ventinove ammesse nel 1381 e le altre ammesse più tardi per denaro: in tutto 128 dal 1646 al 1718).
Restò pure aperta l'aggregazione a titolo onorifico, di case principesche e delle famiglie dei pontefici (sono patrizi veneti i Savoja, i Gonzaga, gli Orsini, i Chigi, i Colonna, gli Altieri, i Borghese).
Oggi l'antico patriziato è ancora ben rappresentato e sopravvivono i nomi di molte tra le più illustri famiglie, anche se il numero è ulteriormente diminuito.

Bernardo Bembo: 

umanista, podestà della città di Ravenna
 

Pietro Bembo (1470 – 1547)

figlio di Bernardo, fu cardinale di Santa Romana Chiesa, famoso letterato e grammatico, scrittore e umanista ebbe una notevole influenza sullo sviluppo della lingua e letteratura italiana, promuovendo l’uso del toscano trecentesco come lingua letteraria. Contribuì anche ala diffusione internazionale delle opere del Petrarca. Le sue idee furono inoltre decisive nella formazione musicale dello stile madrigale nel XVI secolo.


Giovanni Bembo (1543 - 1618)

Doge nel 1615 (novantaduesimo doge di Venezia). Imponente la sala a lui dedicata al Palazzo Ducale, le monete per lui coniate ed altre gloriose testimonianze custodite primo fra gli altri nel Museo Correr.


Federico Augusto Perini – Bembo

che ottenne con regio decreto di unire il cognome materno dei Bembo a quello paterno dei Perini é l’ultimo discendente della famiglia a portarne il nome. 
Il suo passaggio come quello di una meteora estinse anche il nome dell’antico e glorioso casato, ed in lui rifulsero come concentrate in una sola persona tulle le virtù che avevano creato la gloria della famiglia Bembo: virtù militari portate con onore fino all’eroico spirito di sacrificio e con idealità cavalleresche fuori dal tempo. Un profondo umanesimo impregnato di cultura raffinata ed una spiritualità autentica che tanto più incantava quanto più armonicamente fusa e fondante d’ogni altra virtù.
Sarà impresa forse impossibile scriverne la biografia, tentarla irrinunciabile, troppo avventurosa ed intensa la sua pagina di storia terrena, celata ai più, disvelatasi a molti pochi intimi solo in parte, come tessere di un mosaico troppo articolato per essere ricompreso nella sua interezza.
La sua vita rimane avvolta nelle nebbie dell’avventura e nel fascino inesaurubile di rarefatta purezza del mistero.






























































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